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La prima
menzione storica veramente attendibile di Cesarò risale ad
un documento di infeudazione del 1334, allorquando Federico
II d'Aragona, re di Sicilia, lo donò a Cristoforo Romano
Colonna, medico di Messina. Da questo documento apprendiamo
nel medesimo tempo che esisteva un paese difeso da mura.
Dunque è cosa ovvia affermare che il suo sorgere fu un
processo di formazione spontanea che si deve assegnare ad un
tempo molto anteriore alla data del documento.
Purtroppo, per le vicende che precedettero questa data e
quelle ancora più antiche, è quasi impossibile una ricerca
accurata e attendibile mancando documenti validi.
Tuttavia pare che il territorio dove sorge ora Cesarò in
tempi preistorici fosse abitato da Siculi come si ricava
dalle molte sepolture a grotticella scavate nella roccia, di
forma non dissimile dal forno dei contadini siciliani, per
cui molti archeologi e storici li denominavano tombe a
forno.
Queste tombe a forno presenti un po' ovunque in tutta la
Sicilia e rimasero il tipo standard di camera sepolcrale
fino all'ellenizzazione più o meno completa della
popolazione pre-greca nel corso del V secolo a.C.
Queste, nei secoli dell'alto medioevo, quando ancora il
luogo era impervio e coperto di fitti boschi, certamente in
periodo bizantino, quando si diffuse il fenomeno eremitico,
furono in parte trasformate in abituro solitario di eremiti.
Con molta probabilità , durante la dominazione dei Romani
(durata in Sicilia da 264 a.C. sino al secolo V d.C.) e
nelle successive dei Barbari (Vandali e Ostrogoti 429-533) e
dei Greci-Bizantini, il luogo dove si trova Cesarò e il
territorio che gli appartiene faceva parte del territorio di
Troina, città di origine sicula colonizzata dai Greci, dove
aveva sede un santuario di divinità sicule le "Meteres" dee
Madri, proprietarie di un vasto latifondo e di migliaia di
capi di bestiame, e nella quale si era installato il tiranno
Leptines, che controllava già Apollonia (S.Fratello) sulla
costa tirrenica della Sicilia. Infatti nel territorio do
Cesarò esiste, ancora oggi ben visibile, una strada, una
volta mulattiera, che collegava le due cittadine di Troina e
di S.Fratello. Si può quindi affermare che in tale epoca il
luogo dove ora sorge Cesarò e il suo territorio costituivano
l'entroterra della polis Evyuov (Troina) e in parte di
Apollonia (S.Fratello).
Infatti la maggior parte delle polis greche non erano
costituite solamente da coloro che abitavano in essa, ma
anche da coloro che abitavano nelle numerose kwmai sparse
per il territorio e di rado si recavano in città : lo
facevano o per partecipare al culto o ad un'assemblea.
Il nostro territorio dovette pertanto, in seguito a quella
penetrazione greca che dall'VII secolo a.C. fu un fenomeno
quasi comune a tutta l'isola, essere popolato dai Bizantini
di fede cristiana. Ciò si evince oltre che dalle ricerche di
toponomastica, dalle quali si nota la rilevante presenza
dell'elemento greco-bizantino, da quanto racconta il Fazello,
il quale afferma che "Conte Ruggero per espugnare Troina in
cui i Saraceni si erano fortificati, si consigliò con certi
cristiani che abitavano certi villaggi sparsi intorno al
posto dove poi fu costruito il convento per i frati
basiliani". Infatti,verso il 1080, il Conte Ruggero, a
ricordo del consiglio avuto, fondò tra i boschi un convento
dedicato a S.Elia e lo affidò ai padri basiliani dotandolo
di quella estensione di terreno che va dal monte Ambolà al
torrente S.Elia: ed egli stesso gli diede il nome "di Eubolo
che nella nostra lingua significa buon consiglio".
Nel nostro territorio pertanto, fino a quell'epoca, era
bensì attestata la presenza di villaggi sparsi ma non di un
centro ben definito. Questi villaggi, con l'andar del tempo,
per una più facile difesa dagli assalti dei nemici, si
riunirono sull'attuale contrafforte del castello, essendo
questo da tutte le parti a picco, formando così un unico
villaggio, tutt'intorno alla vetta, ritenuta difendibile. Il
primo nucleo di popolazione fu costituito dai
Greci-Bizantini, alcuni dei quali provenienti dalla città
di Troina in seguito alla dominazione araba, ed altri che
abitavano lungo le vallate dei fiumi Alcantara e Simeto,
costretti a spostarsi verso l'interno per sfuggire alle
incursioni degli Arabi non volendo sottomettersi all'Islam.
La zona dove sorge Cesarò dovette sembrare a loro adatta in
quanto protetta dai boschi.
Prese corpo, così, il quartiere di Santa Caterina che fu il
primo nucleo del paese, consistente in quelle case
appollaiate nell'aspro pianoro in audace pendio verso il
Pizzo della Giannina, sul roccione della quale costruirono
il fortilizio, in modo da potere dominare l'ampia vallata e
le mura di difesa tra le quali potersi rifugiare in caso
d'emergenza. Questo villaggio, durante la dominazione
normanna della Sicilia, divenne un Casale.
Durante la dominazione degli Arabi, Cesarò, non subì nessun
mutamento dovuto alla loro presenza, come del resto molti
altri centri situati nella Val Demone, rimasta
prevalentemente Cristiana. Ad un solo episodio è
circoscritta la loro presenza nel territorio di
Cesarò.Essendo il nostro territorio coperto da foreste fino
al fiume di Troina, era facile rifugio per malfattori di
ogni genere. Questi per mantenersi, erano costretti a
derubare i viandanti che transitavano per l'unica strada
regia allora esistente, la quale collegava il al demone con
il Val di Ma zara per via interna. L'Emiro del tempo,
afferma Michele Amari, per porre fine alle ruberie, ordinò
da Troina una spedizione punitiva contro i briganti della
zona e si valse del terrore facendo impiccare i banditi
catturati nella gola che ancor oggi porta il nome di
"Portella Impisi" (degli impiccati), lasciando poi penzolare
i loro corpi per diversi giorni. Cade con ciò
definitivamente l'ipotesi dell'origine araba di Cesarò.
L'Anzalone parlando della famiglia Da Pozzuoli, riferisce
che Giacobino Da Pozzuoli fu signore di Cesarò nei primi
tempi dei re Aragonesi (1332). Apprendiamo ancora dal
Fazello che la famiglia Da Pozzuoli fu normanna e discendeva
da Arisgoto da Pozzuoli, milite di Roberto il Guiscardo e a
lui congiunto per sangue. Ma quando i Da Pozzuoli ebbero
Cesarò non è precisato.
In conclusione, alla luce delle considerazioni esposte, si
deve ritenere con una certa verosimiglianza che il nostro
territorio fu oggetto di insediamenti antichissimi di cui
abbiamo pochi indizi e riferimenti certi. Con più precisione
si può dimostrare che il primo nucleo di popolazione che
concorse a fondare il villaggio all'ombra della torre di
difesa sul roccione della Giannina furono i Bizantini di
fede cristiana, mescolatisi alla popolazione esistente che
gravitava intorno alla poleis di Troina, che arrivavano nel
nostro territorio per effetto di quella penetrazione che
dall'VII secolo in poi li portò ad abbandonare la loro
patria per dirigersi nelle zone più interne.
Questo villaggio prese consistenza e cominciò a svilupparsi,
divenendo, come abbiamo detto,Casale durante il primo
periodo feudale, all'epoca dei Normanni e, probabilmente,
dal normanno Ruggero d'Altavilla fu assegnato ad Arisgoto Da
Pozzuoli, uno dei suoi condottieri che più di altri aveva
contribuito alla conquista normanna della Sicilia,
distinguendosi per l'indubbio valore, per la militare
accortezza, per la guerriera validità ma anche per la
fedeltà e la disciplina nei confronti dei fratelli
Altavilla. Questa assegnazione non fu solamente un segno di
riconoscenza ma rivestì anche una funzione politica
militare.
Avere poco distante da Troina una salda guarnigione
militare, nelle mani di un condottiero esperto che
costituisse un baluardo contro i Musulmani e nel contempo
tenerlo vicino a Troina in modo che potesse accorrere in
caso di necessità . Arisgoto fece di Cesarò il suo centro di
sorveglianza, fortificò il fortilizio esistente e lo
mantenne come vedetta ad est. Fu proprio in questo periodo
che il paese si espanse con la nascita dei nuovi
quartieri;Stallazzi, Salice e Ramusa e acquistò la tipica
struttura medievale. Il primo a sorgere fu il quartiere "Staddazzi".Il
toponimo "Stallazzi" deriv dal greco antico stablos, staulos
(latino stabulum), rimasto intatto nel greco moderno e
significa stalla, scuderia. Questo significato etimologico
del termine si giustifica con il fatto che con la
fortificazione del castello colà sorse una vera e propria
scuderia. Così intorno alle stalle, incominciò a prendere
corpo un vero e proprio quartiere al quale si accedeva da
un'impervia strada, che partiva dal "funnucu u locu o della
cunsiria" (fino a poco tempo fa erano ben visibili alcuni
gradini) e attraversando questo quartiere si giungeva
direttamente in via Portavecchia da dove so poteva accedere
alla fortezza.
Il quartiere " Salice" si sviluppò, con una certa
attendibilità , sull'altra strada che permetteva di
raggiungere da levante il Castello, collegando questo con la
trazzera regia. Infatti da tale trazzera, inserendosi nella
trazzera di Cosaro e poi in quella di Palmento Piano e
salendo dalla Scaletta e via Umberto si giungeva alla via
Porticella, altra strada di accesso al Castello. In questo
quartiere si trovava la principale arteria di allora,
l'attuale via Umberto. Attorno a questi quartieri:S.Caterina,
Staddazzi e Salice si articolò, almeno fino a metà del
quattordicesimo secolo, la vita del paese con l'espansione
verso il quartiere Ramusa dove fu scoperta la prima sorgente
d'acqua. Tale territorio rimase in possesso dei Da Pozzuoli
fino al 1333 quando il Casale Cesarò fu avocato alla Corona
e il re di Sicilia Federico II d'Aragona, fratello del re
Giacomo, lo concesse nel 1334 come feudo a Cristoforo
Colonna, detto Romano,eccellente medico di Messina.Tale
concessione gli fu fatta per sà©, i suoi eredi discendenti
dal suo corpo "iure francorum", con l'obbligo di apprestare
una balestra.
Da questa data inizia la gloriosa signoria dei Colonna la
cui storia nelle sue linee generali, è conosciuta.
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