Il termine "Calogero" molto diffuso nell'area nebrodense, quando,
nei primi secoli, si propago' in Sicilia l'eremitismo ed ebbe un
successivo impulso sotto la dominazione bizantina con il monachesimo
greco-brasiliano.Il termine significava "Bel vecchio" e la "bellezza
s'intensificava con la "santità ".
I "Calogeri" dei Nebrodi dovettero essere numerosi; e quindi rimane
l'interrogativo se il san Calogero di Fragala' era un Santo locale
dei Nebrodi o fosse invece da identificare con il piu' noto san
Calogero di Sciacca. Un inno del IX secolo, scritto dal monaco
Sergio (detto "l'Innografo") in onore di san Calogero di Sciacca era
conservato a Fragalà .
Ciò² farebbe supporre la medesima identità de due "Calogeri" e
confermerebbe la tradizione, secondo la quale il corpo del Santo venne
nascostamente trasferito, nel periodo arabo, da Sciacca al monastero di
san Filippo.
Il motivo era giustificato dal fatto che Sciacca veniva a trovarsi in
una zona completamente arabizzata e sotto il fanatismo dell'Islam,
mentre la Valle di Demenna (o Val Demone), in cui ricadeva san Filippo
di Fragalà era rimasta in parte non islamizzata e praticamente sotto il
controllo cristiano.
Il monastero di san Filippo di Fragalà aveva ottenuto dai Normanni il
possesso di alcuni feudi, tra cui, in territorio di Cesarò, quelli di
"Santa Nicoletta", di "Semantile" e di "Grappidà ". Ciò dava
l'occasione ai Cesarei che lavoravano, in tali possedimenti di recarsi
periodicamente a Fragalà , nei pressi di Frazzanò. In uno di questi non
rari viaggi a Fragalà , come è tramandato dalla tradizione locale, un
Cesarese ottenne dai monaci quattro pezzetti ossei tratti dal corpo di
san Calogero.Rientrato a Cesarò di notte, appese le bisacce allo
"stanti" e andò a dormire. Alzatosi di buon mattino,il contadino (o il
pastore) ebbe la straordinaria sorpresa di vedere come quel palo secco
fosse diventato una pianta florida e frondosa!
La notizia dell'insolito avvenimento si sparse ben presto e pervenne
alle orecchie del conte di San Marco, che aveva giurisdizione su Fragalà .
Irato perché, senza sua licenza, erano stati donati i frammenti ossei
del santo Eremita, ingiunse che fossero restituiti
3foto.
La pretesa del conte non piacque ai Cesarei che ormai consideravano
proprie le reliquie,ritenute miracolose: e cominciarono a frapporre
ostacoli per non restituirle. Ma il conte, avendo giuridicamente
ragione, insistette; e i Cesarei,loro malgrado, dovettero cedere.
I messi del conte posero le reliquie su una mula e iniziarono il
percorso del ritorno. Però, all'uscita del paese, la mula reclinò le
gambe e non si mosse, né valsero le frustate a farla rialzare. Per cui
la gente presente dichiarò essere pure questo un segno del Santo il
quale voleva che le reliquie restassero in paese.
Un bimbo di pochi anni prese casualmente le redini e la mula si alzò²
docilmente e lo seguì¬.Nessuno osò² togliere le redini al bambino, che
proseguì per un tratto verso la parte opposta della trazzera che
conduceva a Fragalà , mentre la popolazione seguiva inneggiando al
Santo.
Gli stessi inviati capirono che qualcosa di soprannaturale stava
accadendo; e decisero di lasciare le reliquie ancora a Cesarò e di
riferire al conte.
Questi,infine, messo al corrente degli ultimi avvenimenti, acconsentì
che le reliquie rimanessero a Cesarò.
LA FESTA
Cesarò festeggia tuttora due volte l'anno san Calogero: il 18 giugno e
il 21 agosto. La prima data coincide con il calendario liturgico ed è
la ricorrenza effettiva del Santo. La seconda data ha un valore
simbolico,poiché è sorta come festa di ringraziamento per l'avvenuta
raccolta granaria; essendo l'economia cesarese, specialmente nel
passato, del tutto basata sull'agricoltura e la pastorizia.
Le due feste annuali di San Calogero sono precedute dalla fiera del
bestiame, che si tengono rispettivamente nei giorni 16 e 17 giugno e 19
e 20 agosto
I festeggiamenti in onore del Santo Patrono alternano celebrazioni e
riti religiosi, quali il triduo, la processione delle reliquie e quella
della statua del Santo, seguite dai cesarei con profonda devozione,a
manifestazioni prettamente laiche, come giochi do società (pentolaccia,
tiro alla fune, palo della cuccagna, caccia al tesoro,ecc.),il palio, i
concerti canori e le serate di cabaret; il tutto corredato dalle sfilate
della locale banda musicale,dagli spari dei mortaretti e dei fuochi
d'artificio.
Ma i momenti più belli della festa sono senz'altro quelli legati alla
tradizione: la questua, le "pisate" e la corsa del percolo trainato dai
ragazzi.
La questua si effettua nei giorni immediatamente precedenti la festa,
durante i quali i componenti della commissione girano per le vie del
paese, seguiti dalla banda musicale, bussando a tutte le porte per
raccogliere le offerte.
Oggi si tratta di offerte in denaro, ma fino a qualche decennio fa i
contadini erano soliti donare al Santo una certa quantità di grano:ciò
rendeva indispensabile l'utilizzo, per il trasporto del grano nei
magazzini, di muli bordati a festa.
Un'altra usanza tradizionale è "a pisata", che avviene per lo più,
durante i festeggiamenti di agosto.
Anticamente ogni coppia di sposi novelli, di ambiente contadino,
prometteva a san Calogero un'offerta in grano equivalente al peso del
primo maschietto che avessero avuto. Essendo allora le coppie più
prolifiche di quanto lo siano ora, capitava che le "pesate" fossero ogni
anno alcune decine.
I genitori avvisavano la Commissione di voler esaudire la promessa fatta
al Protettore con la "pisata" del primogenito. La Commissione fissava un
orario e, con la banda musicale, si recava presso le abitazioni dei
bimbi da "pesare".Tutto il vicinato era pronto ad assistere e si
raccoglieva intorno.
Un addetto della Commissione, detto "capo-pesate", predisponeva
l'apposita bilancia a bilico, dove su un piatto si adagiava il bimbo e
sull'altro si metteva il sacco col frumento.Ma il frumento risultava
sempre inferiore al peso del bimbo; non perché era realmente così,
bensì per il trucco, da tutti conosciuto ed accettato, messo in opera
dal "capo-pesate". Era, infatti, il suo piede, posato sul piatto del
bimbo, che impediva di alzarsi. Così fin quando il "capo-pesate" non si
accorgeva che il peso del grano era quasi il doppio di quello del bimbo:
allora toglieva il piede ed esclamava:"Auguri e salute,di buon peso"!
Tutti gli astanti battevano le mani mentre la banda intonava un motivo
trionfale.Il rito si ripeteva per ogni bimbo da "pesare"!
La processione di S.Calogero è la più spettacolare tra quelle cesaresi
,sia per solennità che per afflusso di devoti. Aprono il corteo i "masculara",
che sparavano bombe e fuochi d'artificio; seguono i confrati delle tre
Congregazioni, rappresentate dai rispettivi stendardi,quindi i
chierichetti e il clero immediatamente preceduti da una croce argentea
su asta; a contatto col clero vi è l'artistico percolo con la statua
lignea del Santo Protettore, seduto e in vesti paramentali propri della
dignità abbaziale,in gesto benedicente; e, dietro,lo scrigno con le
reliquie. Dopo le autorità civili e militari procede la banda musicale,
che intona motivi religiosi, seguita da una marea di popolo, tra cui
parecchi fedeli scalzi per voto o per implorazione di grazie.
Il corteo procede lungo il corso principale e, al bivio con la strada
del cimitero, si ripete l'antico spettacolo, devozionale e folkloristico
ad un tempo, della presa del santo da parte dei agazzi che, al grido di
"sutta carusi", afferrano le grosse funi del percolo conducendolo, a
passo di corsa e al suono della fanfara, sino all'inizio della
"strabella".www.youtube.com/watch
Vuole, infatti la tradizione che proprio in quel punto, la mula che
portava le reliquie del santo avesse piegato le ginocchia e non si fosse
più mossa, fin quando un bambino,afferratene le redini, la ricondusse
in paese!La processione si conclude all'imbrunire con la "mascatteria"
(accensione di petardi multipli a terra), gli spari di fuochi
d'artificio e le grida di "Viva San Calariu".
Dopo cena la festa si conclude con il concerto, il sorteggio e i giochi
pirotecnici.
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